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Oltre l'Orizzonte

Associazione per la promozione del benessere psichico

"È grave essere diversi?"
"È grave sforzarsi di essere uguali: provoca nevrosi, psicosi, paranoie. È grave voler essere uguali, perché questo significa forzare la natura, significa andare contro le leggi di Dio che, in tutti i boschi e le foreste del mondo non ha creato una sola foglia identica a un'altra."
- Paulo Coelho, Veronica decide di Morire -

L’associazione "Oltre l’Orizzonte – per la promozione del benessere psichico" è nata il 29 luglio 1999. Il nome e il logo rappresentano il salto culturale auspicato per galoppare oltre la paura, l'indifferenza, l'ignoranza e la ghettizzazione verso il riconoscimento dei diritti di piena cittadinanza delle persone affette da disturbi psichici e per la loro inclusione sociale. L'associazione è composta da persone con disagio psichico, da familiari e da simpatizzanti che desiderano recuperare il valore genuino dei rapporti interpersonali.

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15 ottobre 2013 Verifica sulla Salute Mentale

Pubblicato il 22 Ottobre 2013

Il 15 ottobre c’è stata un’importante verifica dei servizi di salute mentale a Pistoia a cura della Regione Toscana e del Coordinamento Toscano delle Associazioni per la salute mentale, alla presenza della direzione dell’ASL 3, della consulta del dipartimento della salute mentale di Pistoia e Valdinievole, dell'assessore alle politiche sociali del Comune di Pistoia, della presidente della Provincia e di dirigenti del centro per l’impiego della provincia. Nella prima parte dell’incontro i rappresentanti della regione hanno illustrato i dati riguardo ai servizi erogati dal 2008 al 2012 dai quali risulta che nell’ASL pistoiese come sempre la spesa procapite per la salute mentale è la più bassa di tutta la Toscana: circa 51 euro, mentre la media regionale si attesta su più di 71 euro per persona.

Ancor più preoccupante risulta che all’interno di questa cifra Pistoia utilizza male il finanziamento, dedicando molto di più all’ospedale e al ricovero in residenze fuori ASL piuttosto che alla riabilitazione e all’inclusione sociale, per le quali siamo penultime in Toscana.

Anche per quanto riguarda il personale Pistoia dimostra di avere disinvestito in servizi riabilitativi: dal 2008 al 2012 in regione si è passati da 52,62 operatori su 100.000 abitanti a 51,99, a Pistoia da 46,62 a 36 (con ulteriori riduzioni nel 2013) tagliando soprattutto gli educatori e i tecnici della riabilitazione, comprendendo sia l’infanzia e l’adolescenza che gli adulti, mentre in ASL come Prato, Grosseto, Firenze, ed Empoli educatori e tecnici sono aumentati. Preoccupa il fatto che in tutta la Toscana è notevolmente diminuito il numero di psicologi, eccetto a Firenze e a Grosseto.

Oltre a constatare l’impostazione prevalentemente sanitaria e farmacologica dei servizi psichiatrici che anche questi dati confermano, nell’incontro le associazioni della consulta del dipartimento di salute mentale hanno lamentato la scarsa applicazione delle normative regionali riguardo all’integrazione con gli enti locali per l’offerta di servizi che vadano verso l’autonomia abitativa e lavorativa, anche se qualche piccolo passo avanti è stato fatto, soprattutto per l’impegno costante delle associazioni. Spesso è mancato sia l’impegno politico ad ogni livello che l’attenzione degli amministratori. Noi sappiamo che anche a Pistoia le persone possono essere accompagnate in percorsi riabilitativi efficaci.  È ora di sostenere ciò che funziona, di formare gli operatori al lavoro di èquipe, di fare verifiche costruttive, di studiare le buone pratiche che si sono dimostrate efficaci in altre realtà, di sfruttare meglio le professionalità presenti, di snellire la burocrazia. Servono migliori capacità gestionali e progettuali, maggiore attenzione ai bisogni della persona, anche a quelli emotivi e relazionali. Per tutto questo è irrinunciabile l’investimento sulle risorse umane ma sono necessarie anche le prescritte risorse economiche da investire in modo oculato, perché fin dalla chiusura delle Ville Sbertoli ci sono sempre stati disattenzione e pressappochismo. Il direttore generale dell’ASL e i dirigenti delle amministrazioni locali hanno preso atto dello stato di abbandono più che decennale in cui è stata lasciata la salute mentale, sanno che deve cessare, per il bene di tutti, e si sono impegnati a farlo.

L'articolo è statopubblicato il 18 ottobre dal quotidiano Il Tirreno ed è stato riportato nella rassegna stampa dell'Asl.

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Complimenti dal prof. Borgna

Pubblicato il 18 Settembre 2013

Riguardo alle nostre pubblicazioni Dal sé all'altro: il teatro e la scrittura per il benessere psichico e La solitudine: il pieno e il vuoto il prof. Eugenio Borgna ci ha scritto:

 Data: 16/09/2013 15.37
A: <>
Ogg: Straordinarie iniziative

Gentilissimo Presidente,

mi scuso infinitamente del ritardo con cui rispondo all'arrivo dei due loro libri, e delle sue e-mail. Sono stato a lungo fuori sede; ma non posso, almeno ora, non dirle che l'uno, e l'altro libro, ciascuno a suo modo, testimoniamo di una meravigliosa attitudine in lei e nelle sue collaboratrici, e nei suoi collaboratori, a pensare e a realizzare iniziative semplicemente straordinarie, e sempre nuove, indirizzate a comprendere la realtà, e la ricchezza umana, della sofferenza, di quella psichica, ma non solo di questa, e a programmare forme originali e creatrici di aiuto e di solidarietà. Sono seminari di vasta significazione formativa e umana, e laboratori di stupefacente originalità, che danno luogo, in chi ne prende parte, ad esperienze interiori, e a risultanze artistiche e poetiche, di grande importanza ai fini della realizzazione personale. - Il grande tema della solitudine è mirabilmente affrontato nelle sue molteplici dimensioni teoriche e pratiche, esistenziali e comunitarie. La mia ammirazione, e la mia riconoscenza per l'invito e l'accoglienza del dicembre scorso, giungano a lei e a tutti sulle ali della mia commossa nostalgia.
Grazie.

Eugenio Borgna

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Agosto 2013 Porte aperte in psichiatria

Pubblicato il 24 Agosto 2013

22 agosto: nella pagina della cronaca cittadina il quotidiano Il tirreno

ha pubblicato un articolo

 con affermazioni che non condividiamo:

«Vanno chiuse le porte di psichiatria»

Al San Jacopo come a Pescia, ma il sindacato denuncia:

«Impossibile prevenire tutti i rischi, e il personale è poco»

PISTOIA. «Non dotare un reparto di psichiatria della possibilità di poter chiudere le porte di accesso dall'interno implica rinunciare alla possibilità di impedire ad uno psicotico acuto, ad un agitato, ad un confuso, ad un ubriaco di uscirsene indisturbato per poi, magari, finire sotto le ruote di un camion sulla vicina tangenziale: non crediamo che i parenti di questo (non troppo) ipotetico assistito sarebbero molto felici di vedersi rimandare il congiunto a casa in una bara proprio da parte di coloro ai quali l'avevano affidato fiduciosamente».

È contraria, l’Intersindacale medica, al progetto che l’ASL£3 ha voluto ripetere, sulla base di quanto avviene all’ospedale di  Pescia dal 2005, nel reparto di psichiatria del nuovo ospedale. Si  chiama “Porte aperte” e vuole caratterizzare la gestione del  degente nel più totale rispetto della persona. Un atteggiamento  «degno di nota e di plauso nella forma, molto meno condivisibile nella sostanza quando venga a coincidere con  quella velleitaria volontà della psichiatria cosidetta democratica di valide cure psicofarmacologiche, e del necessario contenimento della instabilità mentale e del danno (per sé e per gli altri) che possa derivarne».

 In pratica, sottolinea l’Intersindacale, «si arriva a pensare che un reparto con porte chiudibili si configuri come una prigione gestita non da medici ma da aguzzini che tutto hanno a cuore meno la salvaguardia della persona. Ma la legge obbliga gli psichiatri a una posizione di garanzia che impone loro sia la cura che la custodia, e la pratica quotidiana mette a confronto con situazioni cliniche caratterizzate da urgenze gravi».

 Fa un esempio Marica Benvenuti: «Alcuni mesi fa mi hanno chiamata a Pescia per una consulenza a psichiatria. La porta è aperta, si suona per prassi e si può entrare.

Fatti due passi mi sono imbattuta in due infermiere e un Oss dietro la porta, con un paziente in un letto posizionato proprio dietro la porta. A bloccare l’uscita. E gli stavano facendo una flebo».

 Il nuovo reparto del San Jacopo è dotato di tre aperture su altrettanti percorsi pubblici. «Le porte sono apribili tramite maniglioni antipanico, con possibilità di accesso all’esterno (al Ceppo le porte erano dotate di dispositivo di chiusura elettrica gestita dal personale). Il reparto ha 9 posti letto e si trova di fatto «in condizioni di mancata sicurezza. Ci sono solo due infermieri che, all’occorrenza, potrebbero avere l’aiuto di un terzo  proveniente dalla sede distaccata del Centro di salute mentale». Una situazione «non compatibile con la legge e non sostenibile in senso medico-legale».

 Tiziana Gori

Segue un paragrafo con lamentele dei medici circa la reperibilità.

Il 23 agosto Il tirreno ha pubblicato la replica dell'ASL3:

«A psichiatria pazienti uguali agli altri»

L’Asl ribadisce che i malati di mente non possono essere segregati:
quindi le porte resteranno aperte

PISTOIA. L’Asl con un lungo comunicato fa sapere perchè le porte di psichiatria devono restare aperte.

«I due Servizi psichiatrici di diagnosi e cura del Dipartimento di Salute mentale di Pistoia (Pistoia e Pescia) – scrive l’Asl – applicano entrambi protocolli operativi per le “porte aperte”.

Questi sono condivisi nelle due équipe professionali, e prevedono che in determinati casi, e comunque a giudizio del medico e degli operatori presenti in servizio, le porte possano venire chiuse per il tempo ritenuto necessario a superare la criticità emergente è comunque sempre presente un sistema di allarme acustico che si attiva all’apertura delle porte.

Nel nostro articolo, secondo l’Asl «l’Intersindacale medica, purtroppo, non sembra limitarsi all’evidenziazione di un problema tecnico (che ad oggi è stato adeguatamente affrontato), ma pone un problema più ampio, ovvero la necessità di “chiudere le porte” sempre e comunque. Gli argomenti a supporto di questa proposta sembrano francamente ispirati ad una psichiatria ormai da tempo superata, richiamando idee quali la pericolosità “per sé e per gli altri” dei pazienti psichiatrici, ed enfatizzando una visione custodialistica e di controllo sociale del Servizio di Prevenzione Diagnosi e Cura.

«L’apertura delle porte – scrive l’Asl – ha significati rilevanti e ormai ampiamente accettati nella comunità scientifica: il paziente psichiatrico è un paziente come gli altri: la sua degenza in un reparto ospedaliero (che il legislatore ha proprio in questo senso voluto ubicato negli ospedali generali) non va intesa, nella stragrande maggioranza dei casi e dove non sia prevista la necessità di un Trattamento Sanitario Obbligatorio, come una sospensione dei suoi diritti né come una esperienza di segregazione. Il regime di volontarietà della cura implica che il paziente possa anche “decidere” di allontanarsi dal reparto e il fatto, in questo reparto, può essere comunque immediatamente segnalato acusticamente. È anche possibile concordare con gli operatori di riferimento le dimissioni. La degenza a “porte aperte” esprime e sottolinea, per il paziente e per i suoi familiari, le dimensioni di dignità e di umanità necessarie per la cura “anche” della fase acuta della malattia. La “posizione di garanzia” a cui l’intersindacale medica fa riferimento non può essere intesa come sostegno e legittimazione di atti di segregazione; la posizione di garanzia impone semplicemente, a medici ed operatori ( della salute mentale così come di ogni altro settore medico), una forte assunzione di responsabilità verso il paziente (sia nelle fasi critiche che nella quotidianità terapeutica), che si declina in una presa in carico forte ed attenta ai bisogni di cura.

«Anche per quanto riguarda il tema della reperibilitá e della mancanza del rispetto di norme contrattuali nell'articolo vengono riportate inesattezze: in Toscana infatti esistono altri SPDC che hanno la reperibilitá notturna, almeno altri 3 ospedali 1 ad Arezzo e 2 a Firenze, senza contare i nostri 2 nell'ASL di Pistoia ; inoltre è necessario precisare che Il medico psichiatra di guardia al Centro di Salute Mentale durante i giorni festivi e prefestivi non è contemporaneamente in pronta disponibilità : il medico è solo medico di guardia e presta servizio e può essere chiamato ad intervenire, analogamente ad altri servizi( 118 ,guardia medica etc ), in diverse sedi sia presso lo stesso CSM come presso il SPDC in Ospedale o nel territorio o al domicilio del paziente».

Le associazioni per la salute mentale della provincia di Pistoia hanno inviato la loro replica:

Porte aperte in psichiatria

La polemica sulle “porte aperte” del nuovo ospedale psichiatrico è pretestuosa perché tutti gli operatori sanno che è già stato concordato che entro ottobre le porte verranno modificate in modo da permettere al medico responsabile del reparto di poterle chiudere momentaneamente all’occorrenza. Nel frattempo i casi complicati verranno accolti nel reparto dell’Ospedale di Pescia, come è già avvenuto a Ferragosto. A Pescia in sei anni di porte aperte non è mai successo niente! Temiamo, però, che l’articolo apparso giovedì su questo giornale sia frutto della volontà dei firmatari di tenere le porte sempre chiuse per tutelare non la sicurezza dei pazienti ma per continuare a non prendersi le proprie responsabilità nella cura delle persone.

Il concetto della pericolosità è ormai confutato da dati nazionali e internazionali: le persone con problemi psichici non sono più pericolose degli altri cittadini, anzi, spesso subiscono ingiustizie senza reagire. Hanno diritto ad essere curati e ad essere sostenuti in un percorso di guarigione che li porti a poter vivere una vita dignitosa. Questo è previsto dalle nostre leggi nazionali e regionali e i risultati sono incoraggianti laddove gli operatori non accettano la cronicità e partono dal rispetto della persona, fanno un monitoraggio attento dei farmaci, si informano sulle buone pratiche e si formano continuamente sulle modalità per potenziare le abilità psicosociali.

È necessario, però, che gli operatori della psichiatria non siano lasciati soli. Anche gli altri attori sociali devono fare la propria parte: le direzioni delle ASL devono spendere oculatamente tutto quanto previsto per la salute mentale (quella pistoiese non l’ha mai fatto dalla chiusura delle Ville Sbertoli nel 1999); i comuni devono dedicare maggiore attenzione all’integrazione sociale e la provincia deve facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro, fatto che a Pistoia aveva subito una battuta d’arresto ma che ora sta riprendendo.

Non sarebbe più gratificante per questi medici contribuire a migliorare il percorso verso la salute piuttosto che assumere il ruolo di garanti della custodia delle persone che dovrebbero avere in cura?

A Pistoia sono ancora troppo pochi i medici che lavorano in questa direzione -ma ci sono- ed è a loro che facciamo appello: non lasciate che “l’intersindacale medica” vi rappresenti! Ci appelliamo anche ai sindacati: come è possibile che a livello nazionale si affermino certi principi e a livello locale li si neghino?

A tutti diciamo: non c’è più bisogno di porte chiuse ma di cervelli e di cuori aperti e saremo tutti consapevolmente più liberi e con maggiori garanzie di cure se un problema di salute mentale dovesse capitare a noi o a qualcuno della nostra famiglia! 

 Kira Pellegrini, vicepresidente del Coordinamento Toscano delle Associazioni per la salute mentale, in rappresentanza di Oltre l’Orizzonte, Solidarietà e Rinnovamento, Bella Mente, La Giostra, Albatros e Rosa Spina, associazioni della salute mentale della provincia di Pistoia

 Il dott. Galileo Guidi ha precisato:

 L'intervento di Tiziana Gori, per conto della Intersindacale medici, apparso sul Tirreno il 22 agosto “Vanno chiuse le porte in psichiatria”, ha suscitato un serrato dibattito. Il tema del confronto è particolarmente importante e mi spinge a partecipare con alcune considerazioni. Infatti negli ultimi anni delle mia vita lavorativa mi sono occupato a livello regionale e nazionale di temi riguardanti l'organizzazione dei servizi di salute mentale. L'Organizzazione Mondiale della Sanità più volte si è dedicata al problema della salute mentale e in una dichiarazione del 2010 (l' OMS non la psichiatria cosiddetta democratica) ha affermato che per una buona riuscita del percorso terapeutico riabilitativo “il punto fondamentale è la rimozione delle barriere formali ed informali e la trasformazione dei rapporti di forza tra individui, comunità e servizi”.

 

In questa logica mi chiedo perchè le porte del servizio di diagnosi e cura devono essere tenute sempre chiuse, quando questo non avviene per gli altri reparti ospedalieri?I dati dimostrano con evidenza che solo una piccolissima parte dei ricoveri in SPDC sono trattamenti sanitari obbligatori; nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di ricoveri volontari, non esiste motivo per cui le porte debbano stare sempre chiuse e non solo quando se ne presenta la reale e giustificata necessità.

 

Nel giugno del 2013 Claudio Mecacci, presidente della società italiana di psichiatria, ha pubblicato un interessante articolo con il titolo “Violenza sociale e pregiudizi”. Riferisce di uno studio compiuto in Italia tra tutte le persone che hanno compiuto atti violenti e omicidi. Da questo risulta che solo il 5% è stato dichiarato affetto da patologia mentale. Il restante 95% è stato dichiarato capace di intendere e di volere. A conclusione del suo lavoro Mecacci afferma:” attribuire automaticamente gli atti di violenza a persone con disturbi mentali porta ancora di più a stigmatizzare queste patologie e le persone che realmente ne soffrono e che si stanno curando. Aumentare la vergogna porta invece all'allontanamento di tutti questi soggetti che potrebbero trarne beneficio”.

 

Lavorare con le persone affette da patologie psichiatriche è difficile e richiede l'impegno massimo di tutti i professionisti che debbono utilizzare il metodo della interdisciplinarità, oggi più di qualche anno fa le agenzie internazionali e nazionali raccomandano che le diverse professionalità presenti nei servizi (medici, psicologi, infermieri, educatori, oss.) lavorino insieme in modo che le risorse disponibili vengano utilizzate al meglio. Questo è importante ma non sufficiente; infatti le risposte ai bisogni delle persone con disturbi mentali non si esauriscono nei servizi sanitari, in queste patologie è la comunità intera che deve esprimere il massimo impegno.

 

Vorrei ricordare come nelle Linee di Indirizzo Nazionali per la Salute Mentale approvate dal governo Prodi il 21/2/2008 con la piena condivisione di tutte la Regioni si proponeva che ogni azienda sanitaria si dotasse di un Piano di Azione Locale per la Salute Mentale elaborato con il metodo della concertazione con le istituzioni presenti sul territorio: province (fin quando ci saranno), comuni, associazioni dei familiari e degli utenti, organizzazioni del mondo del lavoro e sindacali, volontariato e organizzazioni culturali e ricreative. Il Piano Locale, partendo dalle indicazioni internazionali nazionali e regionali, dovrebbe valorizzare le specificità locali indicando le priorità e le modalità per realizzarle.

 

Perchè a Pistoia non si riprende questa idea? Conoscendo le potenzialità dei soggetti coinvolti, ritengo che ci possano essere le condizioni migliori per provare a realizzarla.

 

 Galileo Guidi già coordinatore della commissione regionale governo clinico in salute mentale e membro della commissione nazionale interregionale per la salute mentale

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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1° giugno 2013 Premiazione dell'associazione

Pubblicato il 1 Giugno 2013

010Fra le associazioni operanti nell'ambito sociale012

in occasione della XXIX edizione

del memoriale Giampaolo Bardelli

è stata premiata anche 'Oltre l'Orizzonte'

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29 maggio 2013 festa a scuola

Pubblicato il 28 Maggio 2013
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Albero della diversità

Mercoledì 29 giugno ore 16.30

nei locali della scuola Cino da Pistoia

gli alunni della terza elementare

dell'istituto raggruppato Galilei

che ha dato vita al progetto Piccolo principe

hanno festeggiato insieme ai genitori

e agli amici dell'associazione Oltre l'Orizzonte

 

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20 maggio mostra Art Brut

Pubblicato il 13 Maggio 2013

                                                                                                    001    

art brutDa vedere

la mostra Art Brut

 A Firenze in via Cavour,18

sede della mostra

abbiamo assistito alla lezione di inaugurazione

 ricca di stimoli culturali

 del professor Philippe Daverio

 

Da non perdere il dibattito finale sull'amministrazione penitenziaria e sull'arteterapia

Si segnala che a Ravenna fino a metà giugno è in corso la mostra Borderline - Artisti tra normalità e follia - Da Bosch a Dalì, dall’Art Brut a Basquiat 

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20 aprile 2013 incontro con studentesse

Pubblicato il 20 Aprile 2013

Nell'incontro con le studentesse di una classe del Liceo Pedagogico 'A. Vannucci' i nostri volontari hanno parlato dell'associazione e della lotta allo stigma

Daniela ha portato la sua esperienza di familiare e utente del Dipartimento di Salute Mentale

Alessio ha parlato dell'esperienza travagliata della sua famiglia

Benedetta ha tratto risposte dalla sua esperienza di volontaria e specializzanda in psichiatria 

Le ragazze avevano preparato una serie di domande sulle malattie mentali e sulle cure. E' stato approfondito il concetto di guarigione sociale e come il percorso di cura debba portare per ciascuno al miglior grado possibile di qualità di vita

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21 marzo 2013 Premiazione concorso

Pubblicato il 20 Marzo 2013

invito_21.3.13 

Giovedì 21 marzo alle ore 16

in via S. Andrea, nella Saletta Incontri

dell’assessorato alla Cultura

del comune di Pistoia

è avvenuta la premiazione del concorso di scrittura

“La solitudine: il pieno e il vuoto”

 

 E' stato un pomeriggio di festa e di letture

a conclusione del progetto dallo stesso nome

che l’associazione Oltre l’Orizzonte ha proposto nell’arco di due anni.

Lo scopo del progetto è stato quello di   accorciare le distanze fra “malati” e “sani”  e avvicinare “le persone alle persone” attraverso la condivisione delle emozioni suscitate dal tema  della solitudine.

Il progetto è stato sostenuto da molte istituzioni e soprattutto da tante persone che, donando la propria arte e il proprio saper fare, hanno contribuito con entusiasmo alla buona riuscita di mostre d’arte, spettacoli teatrali,  incontri, conferenze, gruppi di scrittura e concorso.

Giovedì  dopo la lettura dei quattro racconti vincenti del concorso è stato anche  presentato il volume “Dal sé all’altro. Il teatro e la scrittura per il benessere psichico”, che racconta la storia di Oltre l’Orizzonte  attraverso i progetti e i corsi di formazione finalizzati al potenziamento delle abilità relazionali. Una copia del libro è stata distribuita  agli intervenuti che lo desideravano (fino a esaurimento delle copie). Il pomeriggio si è concluso con la presentazione del piccolo volume “La solitudine: il pieno e il vuoto” che documenta il progetto e contiene tutti gli scritti dei partecipanti al concorso e quelli prodotti nel corso delle varie azioni.

Kira Pellegrini

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23 febbraio 2013 incontro con gli studenti

Pubblicato il 25 Febbraio 2013

Nell'incontro con gli studenti di due classi dell'ITIS 'S.Fedi' i nostri soci hanno risposto a alcune domande degli studenti

Daniela ha portato la sua esperienza di familiare e utente del Dipartimento di Salute Mentale

Alessio ha parlato dell'esperienza travagliata della sua famiglia

Benedetta ha tratto risposte dalla sua esperienza di volontaria e specializzanda in psichiatria 

Nella prima parte dell'anno scolastico l'associazione aveva fornito materiale sulla storia della follia e la professoressa Salabelle aveva trattato l'argomento all'interno del programma di storia e letteratura soffermandosi sulle figure di Orlando (furia), Don Chisciotte (realtà parallela), Amleto (indecisione), Enrico IV (realtà e finzione) e sottolineando come non solo alcuni artisti ma anche un filosofo come Nietzche avesse sofferto di malattia mentale.

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Domenica 3 febbraio 2013 Rain man

Pubblicato il 29 Gennaio 2013

RAIN MAN 1-3 febbraio PistoiaRAIN MAN 1-3 febbraio Pistoia 1-3 Febbraio 2013 TEATRO MANZONI - PISTOIA
RAIN MAN 
adattamento per il teatro di Dan Gordon dal film della MGM
con Luca Lazzareschi, Luca Bastianello ...
regia Saverio Marconi - regia associata Gabriela Eleonori

Una terza elementare a teatro per capire l’autismo

 

Domenica 3 febbraio la classe III D del Villaggio Belvedere della scuola elementare dell'Istituto Comprensivo 'Roncalli-Galilei' di Pistoia, ha assistito al teatro Manzoni allo spettacolo “Rain Man”, grazie al progetto “Il piccolo principe” dell’associazione Oltre l’Orizzonte, un progetto sperimentale iniziato l’anno scorso e che intende accompagnare il percorso di  sensibilizzazione alla diversità come arricchimento. Il progetto è finalizzato a prevenire il bullismo e il disagio giovanile, promuovendo l’inclusione sociale e potenziando le abilità relazionali, partendo dalla conoscenza delle proprie e altrui emozioni. Due volontarie speciali, Lina, la maestra e Simona, la counsellor, sono partite in sordina, nell’anno scolastico 2011-12, dal racconto “Il Piccolo principe” e i risultati sono stati straordinari. Partendo dalla lettura della favola, i bambini sono riusciti con naturalezza a riflettere sulla diversità e sulla comunanza di emozioni come la tristezza e la paura  di compagni di scuola disabili  e ad elaborare i loro pensieri con disegni e scritti. Nell’anno scolastico 2012-2013 è stato scelta il tema dell’autismo per continuare il lavoro di apertura verso la diversità attraverso la conoscenza e la condivisione di emozioni, e quindi le visite all’associazione Agrabah, culminata nella commovente festa di Natale.  Anche l’Associazione Teatrale Pistoiese ha accettato con entusiasmo di far parte del progetto e ha favorito la partecipazione delle due associazioni all’incontro con la compagnia il 2 febbraio e allo spettacolo del 3 febbraio, che sicuramente faciliterà ulteriori approfondimenti.

 I bambini hanno scritto:

 Domenica al teatro Manzoni io mi sono molto divertita perché gli attori erano molto bravi a recitare. Per me gli attori sono stati tutti bravissimi, ma il più bravo è stato il personaggio che faceva Raymond, cioè Luca Lazzareschi, perché con tutte le mosse che faceva sembrava veramente una persona che ha l'autismo. Io ho provato tantissime emozioni, ma tre in particolare e in tre momenti diversi: la prima emozione è stata di poter entrare nel teatro Manzoni, la seconda emozione è stata un po' la rabbia perché Charlie trattava male suo fratello Raymond e quindi mi faceva un po' rabbia, la terza emozione invece è stata di poter incontrare gli attori e farci fare l'autografo.

Ieri io e la mia classe 3'D siamo andati a teatro a vedere Rain man. Charlie non sapeva di avere un fratello quando l'ha saputo e poi ha scoperto le sue grandi doti, Charlie ha sfruttato Raymond per i suoi bisogni. Lì io ero molto molto arrabbiato, ma a metà spettacolo però ho provato gioia e allegria perché questi due fratelli hanno avuto più tempo per conoscersi meglio e avere un legame tra loro, poter frequentarsi meglio. Alla fine sui rettangoli del teatro c'erano tante scritte importanti sull'autismo perché le persone che hanno l'autismo vanno trattate come loro sono abituate, non devono cambiare abitudine, così possono avere una vita piena.

 

 

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