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Oltre l'Orizzonte

Associazione per la promozione del benessere psichico

"È grave essere diversi?"
"È grave sforzarsi di essere uguali: provoca nevrosi, psicosi, paranoie. È grave voler essere uguali, perché questo significa forzare la natura, significa andare contro le leggi di Dio che, in tutti i boschi e le foreste del mondo non ha creato una sola foglia identica a un'altra."
- Paulo Coelho, Veronica decide di Morire -

Normativa e realtà

Archivio

5 settembre -Dichiarazione del dott. Vito D'anza

Pubblicato il 12 Settembre 2015

Un team di specialisti di varie professioni, psichiatri ma anche infermieri e educatori, che seguano il paziente insieme, e poi un alloggio e un percorso di inserimento nel mondo del lavoro. Sono questi gli obiettivi che il Patto per la Salute mentale si prefigge di realizzare per i pazienti psichiatrici complessi, seguendo l’indirizzo che oggi, in termini tecnici, si chiama “Recovery”, una sorta di reintegro, meglio una ripartenza del paziente. In prima fila il Dipartimento di Salute mentale dell’Asl 3 di Pistoia, guidato dal dottor Vito D’Anza, insieme con la Provincia, le due Società della Salute e le associazioni di volontariato nelle quali sono impegnate le famiglie e gli stessi malati. A illustrarci questo importante passaggio è il dottor Vito D’Anza, che dal 2008 è alla guida del Dipartimento.

Dottore, da dove è scaturita l’esigenza di questo patto formale di collaborazione tra Asl, Società della Salute, Comune e Associazioni di volontariato? 

«I bisogni dei pazienti cambiano col tempo. Questo è vero per qualsiasi patologia, e lo è ancora di più per quelle psichiatriche. Per questo abbiamo sentito il bisogno di creare un sistema capace di rispondere a questi cambiamenti e strutturato in modo da recepirli di volta in volta. Oggi i servizi che rientrano nella Psichiatria clinica sono il 30 per cento del sistema: il restante 70 per cento dei servizi rientra nelle azioni di quel sistema che chiamiamo Salute mentale. Mi spiego meglio. Oggi non si parla più di guarigione per il paziente psichiatrico, ma di ripartenza, cioè, dopo la fase clinica di cura farmacologica, e accanto a questa, si tratta di garantire alla persona quei necessari supporti per ricostruire e guidare in maniera sempre più autonoma la propria vita».

 Quali sono questi supporti? «Gli stessi che costituiscono le basi su cui si costruisce l’identità sociale di una persona: una autonomia abitativa, cioè un alloggio sicuro e supportato da personale competente che vi possa accedere al bisogno, e un lavoro, sia pure e ben venga se garantito all’interno di una delle tante cooperative di tipo B, che hanno finora dato esempi da seguire per l’inserimento dei pazienti psichiatrici, e che sono formate spesso dalle stesse famiglie».

 Quali sono le azioni in concreto che il patto promuoverà? «Le azioni sono sostanzialmente di tre tipi. Per prima cosa, il team che seguirà il paziente, sarà multidisciplinare: ci sarà lo psichiatra, l’educatore professionale, l’infermiere. L’équipe, incaricata di mettere a punto un percorso personalizzato per il paziente, si riunirà ogni tre mesi, in modo da avere sempre il punto della situazione del soggetto. Quanto al piano abitazione, oggi si tende a diminuire i ricoveri in comunità terapeutiche, perché abbiamo visto che la riabilitazione in questa sorta di ambiente virtuale, che sospende la vita autonoma del paziente, è sempre meno efficace. Per questo, continueremo a realizzare appartamenti supportati, ovvero alloggi ai quali possa accederà personale autorizzato, che visiterà e darà supporto ai pazienti, i quali in questo modo avranno comunque una casa propria. Il Comune di Pistoia ha fatto molto in tal senso in questi anni. Abbiamo 8 piccoli appartamenti in via Bonfante e altri 3 sono stati ristrutturati in via Tomba, grazie all’impegno della giunta Bertinelli, oltre a 3 Villini Desii. Infine, c’è ilpercorso di inserimento nel mondo del lavoro che, per un paziente psichiatrico, dà risultati più efficaci di qualsiasi terapia farmacologica. Il lavoro, infatti, costituisce il primo tassello dell’identità di una persona e del suo riconoscimento e inserimento sociale. Negli ultimi tre anni anni, grazie alla legge 68 del 1999, che ha istituito percorsi agevolati per l’occupazione di persone disabili, siamo riusciti a dare un lavoro a dieci pazienti psichiatrici. Una grande mano la possono dare in tal senso le Cooperative di tipo B, come la cooperativa Alba a Pisa, che ha preso in gestione un bagno. A Pistoia, penso a quanto queste persone potrebbero fare per esempio nel turismo e nelle attività connesse alla cura del verde pubblico». 

La Nazione

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4 settembre: il patto sul quotidiano

Pubblicato il 12 Settembre 2015

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Promuovere e realizzare percorsi di inclusione sociale, a tutti i livelli, delle persone con disagio psichico è il filo conduttore del Patto per la Salute Mentale, il corposo documento programmatico che oggi pomeriggio è stato sottoscritto dalla Provincia di Pistoia, dalle Società della Salute di Pistoia e della Valdinievole, dalla Azienda USL3 e dalle Associazioni di Volontariato.

Il Patto è frutto di un lavoro durato diversi mesi, nel corso dei quali sono stati analizzati dati di attività e le problematiche cliniche presenti sul territorio, rilevate criticità e valutata l’efficacia dei servizi socio sanitari presenti nella Provincia pistoiese, coinvolgendo una molteplicità di soggetti: principalmente gli stessi utenti ed i loro familiari.

Sarà data vita ad una rete, diffusa e coordinata in tutta la Provincia di Pistoia, per offrire in qualsiasi contesto territoriale, gli stessi servizi e le medesime opportunità di cura, terapia e riabilitazione, alfine di evitare vuoti assistenziali e abbandoni (i cosiddetti “persi di vista”).  

Promosso dalle Associazioni di Volontariato Oltre l’Orizzonte, Solidarietà e Rinnovamento, Bella Mente e Albatros, d’intesa con le istituzioni del territorio, il documento, subito dopo la firma, diventerà operativo con una serie di iniziative che vedranno attivamente coinvolti, per la prima volta in modo sinergico, gli enti istituzionali: i firmatari, infatti, si sono impegnati a sostenersi e a raccordarsi tra loro, perseguendo tutti gli stessi fini che sono quelli di sviluppare ancora di più la prevenzione e  migliorare la qualità della vita delle persone affette da disturbo psichico. 

L’aspetto etico e politico dei diritti e della uguaglianza tra cittadini costituisce, infatti, l’assunto di base su cui è stato costruito l’intero Patto.

Dall’identificazione precoce delle patologie neuropsichiatriche evolutive ai monitoraggi periodici sul rischio suicidario, da una migliore accoglienza all’interno dei centri di salute mentale (a Pistoia e Montecatini), con erogazione anche di prestazioni urgenti (per evitare gli accessi ai pronto soccorso), all’aumento dell’offerta di residenzialità che diventa differenziata per intensità riabilitativa, sono molteplici le aree di intervento a carattere prioritario individuate dal gruppo di lavoro.

Per ogni obiettivo è stata operata un’attenta ricognizione della situazione esistente, per capire cosa non funzionava e dove si doveva intervenire ancora meglio per dare una risposta più efficace ai bisogni della popolazione.

L’intervento a carattere sanitario resta ovviamente di competenza della AUSL3 (con i relativi servizi di salute mentale infanzia e adolescenza, adulti e tossicodipendenze) e quello sociale delle amministrazioni comunali: la novità sostanziale è che le Società della Salute faranno da referente unico per il processo di integrazione socio-sanitaria.

Equità di accesso alle cure, prese in carico precoci dei pazienti, percorsi assistenziali condivisi e integrati a livello provinciale, diritto alla casa e al lavoro, sviluppo e trasformazione delle potenzialità personali, sono le parole “chiave” che accompagnano ogni azione dell’innovativo progetto. Si punta anche ad un maggiore sostegno e coinvolgimento delle famiglie ed a un ruolo più attivo delle istituzioni, dei servizi e dei professionisti che, a vari livelli, potranno intercettare potenziali situazioni a rischio (per esempio scuole, consultori, medici di famiglia e pediatri, educatori, ecc…). 

4 settembre 2015

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3 settembre 2015 firma del patto per la salute

Pubblicato il 12 Settembre 2015

Il 3 settembre 2015 è stato firmato il patto per la salute mentale richiesto dalle associazioni di familiriari e utenti dei servizi di salute mentale.

PATTO PER LA SALUTE MENTALE

INDICE:

Premessa generale

Definizione delle aree di intervento prioritario

Bibliografia e normativa di riferimento esaminata

Analisi dei gap (allegato 1)

PATTO PER LA SALUTE MENTALE TRA

AZIENDA USL 3 DI PISTOIA

PROVINCIA DI PISTOIA

SOCIETA’ DELLA SALUTE PISTOIESE

SOCIETA’ DELLA SALUTE VALDINIEVOLE

 E LE ASSOCIAZIONI

OLTRE L’ORIZZONTE

SOLIDARIETA’ E RINNOVAMENTO

BELLA MENTE

ALBATROS

 PREMESSA GENERALE

 Il Patto per la Salute Mentale, documento programmatico per la realizzazione delle azioni nei prossimi anni, rappresenta il risultato del lavoro congiunto di analisi, approfondimento e confronto tra i diversi soggetti, istituzionali e non.

 Il percorso, attraverso il metodo del confronto, è scaturito dalle richieste presentate in documento formale a firma delle associazioni, dalla rilevazione della situazione esistente a Pistoia a partire dai dati di analisi sulle cartelle cliniche, dalla rilevazione delle buone pratiche applicabili/applicate nei servizi di salute mentale e dalle criticità rilevate nel corso degli audit sistemici organizzati nel corso del 2014 e da superare affinché possano essere soddisfatti gli standard previsti dalla L.R. n.51/2009 e dal regolamento attuativo n. 61R del 28/03/2012.

Allo scopo di individuare le azioni prioritarie da perseguire si è tenuto conto di una serie di indicazioni nazionali ed internazionali, così come esplicitati nella Dichiarazione di Helsinki (2005) e nel Libro Verde (2006), nel P.I.S.S.R. vigente e nel Piano di azioni nazionale per la salute mentale (all.A, Conferenza stato regioni del 24/01/2013).

Obiettivo generale del presente Patto è dare continuità, sostenere e rafforzare la collaborazione ed il raccordo tra i soggetti istituzionali competenti nell’area della Salute Mentale ed i soggetti del Terzo Settore impegnati, con l’obiettivo generale di promuovere e realizzare percorsi di inclusione sociale delle persone con disagio psichico, partendo dal rilevamento comune dei bisogni, co-progettando, condividendo, coordinando e monitorando gli interventi con tutti i soggetti coinvolti, anche attraverso lo strumento dei tavoli di lavoro congiunti intesi come laboratorio e osservatorio. Il tutto ripensando ad un ruolo nuovo e strategico dell’auto-mutuo aiuto. Concetto chiave alla base di tutto il lavoro è quello di “Recovery”, intesa come la possibilità di sviluppare e trasformare le potenzialità personali per superare le limitazioni che il disturbo porta con sé.

 In tal senso le azioni promosse si realizzeranno negli ambiti di competenza sanitaria dell’AUSL e socio-assistenziale propri dell’Ente Locale e, nel rispetto delle competenze di ogni Istituzione; tutti i soggetti firmatari del Patto si adopereranno per la promozione di sinergie finalizzate al miglioramento della qualità della vita delle persone affette da disturbi psichici attraverso una presa in carico sanitaria efficace e attraverso l’integrazione socio-sanitaria.

L’Ente individuato come referente unico del processo di integrazione socio-sanitaria è la Società della Salute.

 In questa prospettiva il metodo della partecipazione e del coinvolgimento attivo dei soggetti competenti e dei rappresentanti del Terzo Settore é l’elemento costitutivo e fondativo della definizione del Patto. Sono quindi invitati ad aderire al Patto tutti i soggetti competenti e coinvolti in azioni inerenti le diverse tematiche: sia gli organismi sanitari istituzionali, AUSL3 di Pistoia con i relativi servizi di salute mentale per adulti e minori e per le tossicodipendenze, della cui gestione sono responsabili, sia i soggetti del Terzo Settore.L’aspetto etico e politico dei diritti e della uguaglianza tra cittadini costituisce l’assunto di base su cui costruire un patto territoriale.

 Il metodo attraverso il quale perseguire il conseguimento degli obiettivi sanciti nel Patto prevede che sia effettuata l’analisi del bisogno, che siano formulati progetti terapeutici nei quali siano previste verifiche di efficacia. (altro…)

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10 febbraio 2014 lettera ai soci

Pubblicato il 11 Febbraio 2014


Associazione “Oltre l’Orizzonte”                                     e-mail:

Via Macallè 19                                                                  sito web: oltrelorizzonte.org

51100 Pistoia

cell. 328-9081569     

                                                                                   Pistoia, 10 febbraio 2014

                                                                                   Prot. n. 940 C5

 Rinnovate la tessera entro il 28 febbraio!

- c.c.postale 11992534

- IBAN IT38F0626013827000000625C00

 Cari amici,

Non ci sentiamo da molto tempo perché siamo stati impegnati su tutti i fronti – ASL, Provincia, Comune, Regione. Speravo di potervi dare delle buone notizie ma purtroppo la situazione è molto preoccupante.

 La situazione dei servizi ASL

I dati che la Regione ha reso noti nella verifica del 15 ottobre hanno confermato concretamente le nostre convinzioni: Pistoia è agli ultimi posti in Toscana per la spesa procapite, gli psicologi non sono stati sostituiti, i progetti individuali personalizzati sono attivati poco e male, alle persone che hanno anche il problema delle dipendenza da sostanze o da gioco non viene offerto un programma di recupero, l’integrazione con il sociale è praticamente inesistente. Gli operatori continuano a lavorare individualmente e non in equipe, come invece prevedono le nostre leggi.

Il primario ha dato le dimissioni e sono state accettate. Dal primo marzo il dott. De Luca eserciterà in Valdinievole come psichiatra. Ha generosamente detto che continuerà a seguire quei pazienti di  Pistoia che lo vorranno ma a fine anno mancheranno anche  due psichiatri.. Dal primo marzo il

dott. D’Anza sarà il primario di ambedue le zone.  Noi abbiamo chiesto con forza un concorso per un nuovo primario perché Pistoia, trascurata da troppi anni, necessita di una guida a tutto servizio che porti autorevolezza, capacità organizzativa e idee progettuali a tutto campo e che introduca una formazione massiccia e capillare su un modo più efficace di fare riabilitazione psichiatrica. Ma l’intenzione della direzione è orientata a nominare un unico primario fra Pistoia e Valdinievole per riorganizzare tutti i  servizi unificando le due zone. D’altro canto la direzione  ha fatto una verifica delle cartelle cliniche e il risultato è stato negativo per cui ha affermato che il modo di lavorare dovrà cambiare e ha promesso che tutte le persone che ne hanno bisogno saranno prese in carico con progetti personalizzati e che a breve ci saranno altre verifiche.

Abbiamo studiato le normative regionali per l’accreditamento dei servizi ASL e siamo rimasti  positivamente sorpresi: per la salute mentale la Regione prevede tutto ciò che abbiamo sempre chiesto e da qui in avanti l’ASL dovrà dichiarare per punti precisi se i servizi prescritti  sono offerti o no agli utenti e se una verifica regionale dimostrerà che la dichiarazione non è veritiera l’ASL incorrerà in una sanzione penale. Per nostra fortuna  all'ufficio Asl3  che si occupa dell'accreditamento è appena stata assegnata una psichiatra che conosce bene i servizi e le disposizioni regionali. La sfortuna è che gli psichiatri pistoiesi sono sul piede di guerra.

Le nostre richieste

All'ASL abbiamo contestato la mancanza di progettualità e di presa in carico di situazioni complesse e lo abbiamo fatto per iscritto e anche in pubblico. Pretendiamo una formazione massiccia del personale finalizzata al lavoro in equipe dei vari professionisti e che venga periodicamente verificata l’efficacia dei servizi.

Abbiamo chiesto con forza la ristrutturazione degli edifici fatiscenti e la nuova ubicazione del centro di salute mentale.

Vogliamo che siano rimpiazzati gli psicologi andati in pensione, gli educatori non in servizio attivo e gli psichiatri andati in pensione o trasferiti.

Chiediamo che le attività dei centri diurni non siano ulteriormente decurtate ma potenziate con gruppi psicoeducativi per utenti e familiari.

Vogliamo che siano finalmente attivati i progetti personalizzati con nomina del referente di ogni progetto, che i percorsi siano chiari ai pazienti e ai familiari e che vengano rivisti periodicamente. Pretendiamo che il collegamento con il SERT sia operativo e che sia attivato il protocollo per i TSO (che prevede sempre la presenza dello psichiatra al momento dell’effettuazione).

L’ASL è inadempiente riguardo alle assunzioni dei disabili. Nel 2009 aveva stipulato con la provincia un accordo per diluire le assunzioni in 4 anni, ma le assunzioni sono state pochissime, molto inferiori all’obbligo. Abbiamo raccolto tutta la documentazione e abbiamo preparato una lettera di denuncia  all’Ispettorato del lavoro che hanno firmato tutte le associazioni della consulta del dipartimento. Questo ha molto preoccupato la direzione generale dell’ASL perché avrebbe comportato  una salatissima multa. Non l’abbiamo mai spedita perché non avrebbe portato nessun vantaggio rispetto alle assunzioni e questo ci ha permesso di impegnare l’azienda a introdurre la riserva di una piccola percentuale di posti per i sofferenti psichici.  Dicono che la delibera è “quasi  pronta” ma, a causa principalmente del comportamento inconcludente della dirigente del centro per l’impiego (da quando è arrivata nel 2011), che ha penalizzato i servizi a favore dei sofferenti psichici in funzione delle assunzioni con la legge 68, abbiamo dovuto inviare una lettera circostanziata di denuncia alla regione e alla provincia stessa. Attendiamo risvolti.

Abbiamo visionato la proposta che l’ASL ha mandato in regione riguardo alla riorganizzazione dei servizi territoriali, con l’istituzione delle case della salute. Non è menzionata per niente la salute mentale nonostante sia solo territoriale (anche il reparto ospedaliero In Toscana per legge è  territorio!). Ho inviato delle proposte e mi hanno detto che sono “interessanti” ma che per ora tutto è solo sulla carta!!!

 Al comune di Pistoia (principale competenza: integrazione socio-sanitaria per l’abitare) abbiamo chiesto di fornire locali adeguati ma ci ha fortemente delusi. Dopo innumerevoli contatti,  le risposte indicavano  buoni propositi ma sono risultate scarsamente operative.  Abbiamo investito la commissione sanità sulle problematiche della salute mentale e ci siamo resi conto dell’enorme disinformazione da parte dei consiglieri. Allora abbiamo fornito loro materiale chiedendo che la mozione che presenteranno in consiglio comunale investa il comune in una formulazione chiara dei piani integrati di salute, all’interno dei quali la salute mentale deve avere un ruolo significativo, come prevedono i piani socio-sanitari della regione. Dopo le nostre rimostranze e la visione dei nostri documenti, la commissione ha riscritto due volte la mozione per il consiglio e deve ancora riunirsi per riscriverne una nuova. Ho chiesto udienza al sindaco perché dall’assessore Nuti, nella quale avevamo riposto tanta fiducia, non abbiamo ottenuto niente.

 Alla provincia (principale competenza della Provincia è quella del lavoro) chiedevamo di garantire accompagnamento, formazione, promozione del processo per le assunzioni dei disabili e delle fasce deboli. Si avvale di un’agenzia formativa attraverso l’assegnazione di un bando. Attualmente il bando è stato vinto nel 2012 dall’Agenzia Saperi Aperti per un totale di 3 milioni di euro per servizi da erogare in tre anni. Non siamo ancora riusciti a conoscere la loro progettualità per la salute mentale. Alle nostre ripetute istanze, nelle quali abbiamo coinvolto anche la presidente della provincia, è stato risposto con la promessa di “un piano strategico triennale” ma il triennio è quasi finito e non abbiamo visto granché di concreto.

Abbiamo inviato tutta la documentazione in Regione e al presidente del consiglio provinciale per smuovere la situazione.

 Con il Coordinamento Toscano delle Associazioni per la Salute Mentale il lavoro è stato tanto. Partecipiamo alle verifiche territoriali; abbiamo lavorato alla scelta degli indicatori per valutare i servizi; contattiamo frequentemente i vari assessorati; abbiamo contestato l’inadeguatezza della nuova delibera sulla psicoeducazione e stiamo lavorando a proposte integrative. Facciamo parte di un gruppo che si occupa di rischio clinico e qualità dei servizi.

 Il lavoro di Oltre l’Orizzonte

Finora abbiamo sempre lavorato per promuovere il miglioramento dei servizi attraverso contatti continui a tutti i livelli ma in questi 15 anni di incessante attività non abbiamo ottenuto molto, a parte la comunità terapeutica di Masiano. Ma abbiamo poca forza per fare azioni dimostrative di gruppo perchè la nostra associazione è cresciuta poco, così come pochissimo è cresciuta la consapevolezza dei propri diritti da parte di utenti e familiari.

Continuano a venire solo persone molto esasperate per la non presa in carico del proprio familiare.

Abbiamo preso contatto con un avvocato molto competente e stiamo per stipulare una convenzione per facilitare la consulenza a noi e ai soci che desidereranno usufruire dei suoi servizi.

Abbiamo purtroppo anche constatato che il pregiudizio che abbiamo sempre combattuto nella popolazione in generale si annida fra gli psichiatri stessi, per non parlare degli operatori negli altri servizi pubblici. Ma anche i familiari che si arrendono e non combattono per avere ciò che spetta al proprio congiunto sono vittime del pregiudizio che la malattia mentale è totalmente invalidante. Noi sappiamo che tutti possono migliorare la qualità della propria vita se guidati in un percorso riabilitativo efficace ed è per raggiungere questo obiettivo che continueremo a combattere.

 I nostri “nuovi” obiettivi

Abbiamo deciso di:

  1. 1.     Essere più risoluti nelle richieste di cambiamento all’ASL, al comune e alla provincia
  2. 2.     Sostenere le associazioni nate nel centro di salute mentale che hanno come protagonisti gli utenti  per aiutarli a maturare una maggiore conoscenza dei propri diritti
  3. 3.     Allargare la nostra rete di sensibilizzazione della popolazione
  4. 4.     Contribuire a far emergere le difficoltà di quanti per disinformazione e scoraggiamento non ne parlano, anche per rinforzare l’azione di promozione dei diritti.

 Le attività in corso:

           1)    Sostegno alle associazioni all’interno del centro di salute mentale

Abbiamo cercato di rinsaldare la rete fra noi e le associazioni “Bella Mente”, “La Giostra” e “Lunatikos”. Abbiamo dato loro un piccolo contributo economico per i loro progetti e abbiamo proposto di collaborare al potenziamento delle conoscenze dei propri diritti. Tutti si sono dimostrati interessati.

Abbiamo sostenuto le rivendicazione dei soci lavoratori che avevano lamentato per iscritto lo sfruttamento e la mancanza di rispetto nei loro confronti da parte della cooperativa Ipotesi, nata per il sostegno lavorativo ai sofferenti psichici.

           2)    Sensibilizzazione

a)    Veste nuova: abbiamo studiato un nuovo logo per l’associazione (grazie a Fabrizio Pierozzi, il giovane che nel 1999 disegnò il nostro primo logo!) e metteremo mano anche al nostro sito web (grazie a Daniela il sito ci ha permesso di farci conoscere e nuovi volontari e familiari sono arrivati grazie ad esso).

b)    Adesione al progetto Coop “Meritiamo di star bene”

La sezione soci Coop fa una serie di incontri su vari temi che riguardano la salute. Hanno accettato di includere la salute mentale. Dal 1° all’8 marzo metteremo uno stand di sensibilizzazione (niente vendita) all’interno del supermercato ( orario 10-12, 16-18; qualcuno è disponibile a dare qualche ora?). Saranno presenti tutte le associazioni della salute mentale di Pistoia.

Il 18 e il 25 marzo ci saranno due incontri sulle terapie di supporto come la naturopatia, l’osteopatia e l’agopuntura e sul contrasto alle dipendenze patologiche, in particolare il gioco. La parte introduttiva verrà fatta dalla psichiatra Gemma Brandi di Firenze, che crede molto nelle potenzialità delle terapie di supporto anche per chi soffre di disturbi psichici. Questi incontri metteranno l’accento sulla salute e il benessere psicofisico e speriamo che allarghino la cerchia delle persone informate e avvicinino all’associazione chi ancora non ha avuto il coraggio di farlo.

c)    Sensibilizzazione dei medici di famiglia

Abbiamo sempre ritenuto i medici di famiglia una risorsa molto sottoutilizzata ma i nostri tentativi di coinvolgerli, sia attraverso l’ordine dei medici che attraverso appelli alla direzione aziendale non hanno mai avuto successo.

Ora, grazie all’arrivo di tre volontarie – due giovani  medici e un’infermiera- tenteremo un approccio diretto. Abbiamo scritto una lettera offrendo informazioni e disponibilità ad incontrarli. L’ordine dei medici l’ha inviata e l’ha pubblicata sul sito web. Abbiamo chiesto alla direzione di includere una giornata di formazione  sulla salute mentale al pacchetto di formazione dei medici di famiglia e ci hanno assicurato l’impegno a farlo.

d)    Farmacie comunali

Potremo distribuire il nostro materiale in tutte le farmacie comunali. Il problema è farsi  preparare dall’ASL il fascicoletto della guida ai servizi (che chiediamo da 10 anni e che sono il primo obbligo dell’accreditamento!). Noi pretendiamo che ci sia non solo una lista di  nomi e di indirizzi ma che sia presentata la “filosofia” del servizio e i percorsi che i pazienti devono seguire per ottenerli.

Grazie alle volontarie del venerdì e alle nuove volontarie offriremo uno sportello informativo presso la farmacia di Viale Adua un pomeriggio alla settimana sperimentale per due mesi.

e)    L’officina dei diritti

Nella fase avanzata dei progetti organizzeremo una serie di incontri per dare informazioni sistematiche- vedremo se in forma di corso strutturato o se qualcosa di più informale- per stimolare le persone a conoscere e pretendere i propri diritti ma anche per “educare” alla necessità di prendersi carico della persona e di quali responsabilità anche la persona stessa deve farsi carico.

 Le iniziative che abbiamo illustrato hanno bisogno di molto lavoro e di molta perseveranza. Vi chiediamo aiuto se potete, ma vi chiediamo anche di divulgare questi progetti.

 Buona vita a tutti.

                           Kira

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15 ottobre 2013 Verifica sulla Salute Mentale

Pubblicato il 22 Ottobre 2013

Il 15 ottobre c’è stata un’importante verifica dei servizi di salute mentale a Pistoia a cura della Regione Toscana e del Coordinamento Toscano delle Associazioni per la salute mentale, alla presenza della direzione dell’ASL 3, della consulta del dipartimento della salute mentale di Pistoia e Valdinievole, dell'assessore alle politiche sociali del Comune di Pistoia, della presidente della Provincia e di dirigenti del centro per l’impiego della provincia. Nella prima parte dell’incontro i rappresentanti della regione hanno illustrato i dati riguardo ai servizi erogati dal 2008 al 2012 dai quali risulta che nell’ASL pistoiese come sempre la spesa procapite per la salute mentale è la più bassa di tutta la Toscana: circa 51 euro, mentre la media regionale si attesta su più di 71 euro per persona.

Ancor più preoccupante risulta che all’interno di questa cifra Pistoia utilizza male il finanziamento, dedicando molto di più all’ospedale e al ricovero in residenze fuori ASL piuttosto che alla riabilitazione e all’inclusione sociale, per le quali siamo penultime in Toscana.

Anche per quanto riguarda il personale Pistoia dimostra di avere disinvestito in servizi riabilitativi: dal 2008 al 2012 in regione si è passati da 52,62 operatori su 100.000 abitanti a 51,99, a Pistoia da 46,62 a 36 (con ulteriori riduzioni nel 2013) tagliando soprattutto gli educatori e i tecnici della riabilitazione, comprendendo sia l’infanzia e l’adolescenza che gli adulti, mentre in ASL come Prato, Grosseto, Firenze, ed Empoli educatori e tecnici sono aumentati. Preoccupa il fatto che in tutta la Toscana è notevolmente diminuito il numero di psicologi, eccetto a Firenze e a Grosseto.

Oltre a constatare l’impostazione prevalentemente sanitaria e farmacologica dei servizi psichiatrici che anche questi dati confermano, nell’incontro le associazioni della consulta del dipartimento di salute mentale hanno lamentato la scarsa applicazione delle normative regionali riguardo all’integrazione con gli enti locali per l’offerta di servizi che vadano verso l’autonomia abitativa e lavorativa, anche se qualche piccolo passo avanti è stato fatto, soprattutto per l’impegno costante delle associazioni. Spesso è mancato sia l’impegno politico ad ogni livello che l’attenzione degli amministratori. Noi sappiamo che anche a Pistoia le persone possono essere accompagnate in percorsi riabilitativi efficaci.  È ora di sostenere ciò che funziona, di formare gli operatori al lavoro di èquipe, di fare verifiche costruttive, di studiare le buone pratiche che si sono dimostrate efficaci in altre realtà, di sfruttare meglio le professionalità presenti, di snellire la burocrazia. Servono migliori capacità gestionali e progettuali, maggiore attenzione ai bisogni della persona, anche a quelli emotivi e relazionali. Per tutto questo è irrinunciabile l’investimento sulle risorse umane ma sono necessarie anche le prescritte risorse economiche da investire in modo oculato, perché fin dalla chiusura delle Ville Sbertoli ci sono sempre stati disattenzione e pressappochismo. Il direttore generale dell’ASL e i dirigenti delle amministrazioni locali hanno preso atto dello stato di abbandono più che decennale in cui è stata lasciata la salute mentale, sanno che deve cessare, per il bene di tutti, e si sono impegnati a farlo.

L'articolo è statopubblicato il 18 ottobre dal quotidiano Il Tirreno ed è stato riportato nella rassegna stampa dell'Asl.

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Agosto 2013 Porte aperte in psichiatria

Pubblicato il 24 Agosto 2013

22 agosto: nella pagina della cronaca cittadina il quotidiano Il tirreno

ha pubblicato un articolo

 con affermazioni che non condividiamo:

«Vanno chiuse le porte di psichiatria»

Al San Jacopo come a Pescia, ma il sindacato denuncia:

«Impossibile prevenire tutti i rischi, e il personale è poco»

PISTOIA. «Non dotare un reparto di psichiatria della possibilità di poter chiudere le porte di accesso dall'interno implica rinunciare alla possibilità di impedire ad uno psicotico acuto, ad un agitato, ad un confuso, ad un ubriaco di uscirsene indisturbato per poi, magari, finire sotto le ruote di un camion sulla vicina tangenziale: non crediamo che i parenti di questo (non troppo) ipotetico assistito sarebbero molto felici di vedersi rimandare il congiunto a casa in una bara proprio da parte di coloro ai quali l'avevano affidato fiduciosamente».

È contraria, l’Intersindacale medica, al progetto che l’ASL£3 ha voluto ripetere, sulla base di quanto avviene all’ospedale di  Pescia dal 2005, nel reparto di psichiatria del nuovo ospedale. Si  chiama “Porte aperte” e vuole caratterizzare la gestione del  degente nel più totale rispetto della persona. Un atteggiamento  «degno di nota e di plauso nella forma, molto meno condivisibile nella sostanza quando venga a coincidere con  quella velleitaria volontà della psichiatria cosidetta democratica di valide cure psicofarmacologiche, e del necessario contenimento della instabilità mentale e del danno (per sé e per gli altri) che possa derivarne».

 In pratica, sottolinea l’Intersindacale, «si arriva a pensare che un reparto con porte chiudibili si configuri come una prigione gestita non da medici ma da aguzzini che tutto hanno a cuore meno la salvaguardia della persona. Ma la legge obbliga gli psichiatri a una posizione di garanzia che impone loro sia la cura che la custodia, e la pratica quotidiana mette a confronto con situazioni cliniche caratterizzate da urgenze gravi».

 Fa un esempio Marica Benvenuti: «Alcuni mesi fa mi hanno chiamata a Pescia per una consulenza a psichiatria. La porta è aperta, si suona per prassi e si può entrare.

Fatti due passi mi sono imbattuta in due infermiere e un Oss dietro la porta, con un paziente in un letto posizionato proprio dietro la porta. A bloccare l’uscita. E gli stavano facendo una flebo».

 Il nuovo reparto del San Jacopo è dotato di tre aperture su altrettanti percorsi pubblici. «Le porte sono apribili tramite maniglioni antipanico, con possibilità di accesso all’esterno (al Ceppo le porte erano dotate di dispositivo di chiusura elettrica gestita dal personale). Il reparto ha 9 posti letto e si trova di fatto «in condizioni di mancata sicurezza. Ci sono solo due infermieri che, all’occorrenza, potrebbero avere l’aiuto di un terzo  proveniente dalla sede distaccata del Centro di salute mentale». Una situazione «non compatibile con la legge e non sostenibile in senso medico-legale».

 Tiziana Gori

Segue un paragrafo con lamentele dei medici circa la reperibilità.

Il 23 agosto Il tirreno ha pubblicato la replica dell'ASL3:

«A psichiatria pazienti uguali agli altri»

L’Asl ribadisce che i malati di mente non possono essere segregati:
quindi le porte resteranno aperte

PISTOIA. L’Asl con un lungo comunicato fa sapere perchè le porte di psichiatria devono restare aperte.

«I due Servizi psichiatrici di diagnosi e cura del Dipartimento di Salute mentale di Pistoia (Pistoia e Pescia) – scrive l’Asl – applicano entrambi protocolli operativi per le “porte aperte”.

Questi sono condivisi nelle due équipe professionali, e prevedono che in determinati casi, e comunque a giudizio del medico e degli operatori presenti in servizio, le porte possano venire chiuse per il tempo ritenuto necessario a superare la criticità emergente è comunque sempre presente un sistema di allarme acustico che si attiva all’apertura delle porte.

Nel nostro articolo, secondo l’Asl «l’Intersindacale medica, purtroppo, non sembra limitarsi all’evidenziazione di un problema tecnico (che ad oggi è stato adeguatamente affrontato), ma pone un problema più ampio, ovvero la necessità di “chiudere le porte” sempre e comunque. Gli argomenti a supporto di questa proposta sembrano francamente ispirati ad una psichiatria ormai da tempo superata, richiamando idee quali la pericolosità “per sé e per gli altri” dei pazienti psichiatrici, ed enfatizzando una visione custodialistica e di controllo sociale del Servizio di Prevenzione Diagnosi e Cura.

«L’apertura delle porte – scrive l’Asl – ha significati rilevanti e ormai ampiamente accettati nella comunità scientifica: il paziente psichiatrico è un paziente come gli altri: la sua degenza in un reparto ospedaliero (che il legislatore ha proprio in questo senso voluto ubicato negli ospedali generali) non va intesa, nella stragrande maggioranza dei casi e dove non sia prevista la necessità di un Trattamento Sanitario Obbligatorio, come una sospensione dei suoi diritti né come una esperienza di segregazione. Il regime di volontarietà della cura implica che il paziente possa anche “decidere” di allontanarsi dal reparto e il fatto, in questo reparto, può essere comunque immediatamente segnalato acusticamente. È anche possibile concordare con gli operatori di riferimento le dimissioni. La degenza a “porte aperte” esprime e sottolinea, per il paziente e per i suoi familiari, le dimensioni di dignità e di umanità necessarie per la cura “anche” della fase acuta della malattia. La “posizione di garanzia” a cui l’intersindacale medica fa riferimento non può essere intesa come sostegno e legittimazione di atti di segregazione; la posizione di garanzia impone semplicemente, a medici ed operatori ( della salute mentale così come di ogni altro settore medico), una forte assunzione di responsabilità verso il paziente (sia nelle fasi critiche che nella quotidianità terapeutica), che si declina in una presa in carico forte ed attenta ai bisogni di cura.

«Anche per quanto riguarda il tema della reperibilitá e della mancanza del rispetto di norme contrattuali nell'articolo vengono riportate inesattezze: in Toscana infatti esistono altri SPDC che hanno la reperibilitá notturna, almeno altri 3 ospedali 1 ad Arezzo e 2 a Firenze, senza contare i nostri 2 nell'ASL di Pistoia ; inoltre è necessario precisare che Il medico psichiatra di guardia al Centro di Salute Mentale durante i giorni festivi e prefestivi non è contemporaneamente in pronta disponibilità : il medico è solo medico di guardia e presta servizio e può essere chiamato ad intervenire, analogamente ad altri servizi( 118 ,guardia medica etc ), in diverse sedi sia presso lo stesso CSM come presso il SPDC in Ospedale o nel territorio o al domicilio del paziente».

Le associazioni per la salute mentale della provincia di Pistoia hanno inviato la loro replica:

Porte aperte in psichiatria

La polemica sulle “porte aperte” del nuovo ospedale psichiatrico è pretestuosa perché tutti gli operatori sanno che è già stato concordato che entro ottobre le porte verranno modificate in modo da permettere al medico responsabile del reparto di poterle chiudere momentaneamente all’occorrenza. Nel frattempo i casi complicati verranno accolti nel reparto dell’Ospedale di Pescia, come è già avvenuto a Ferragosto. A Pescia in sei anni di porte aperte non è mai successo niente! Temiamo, però, che l’articolo apparso giovedì su questo giornale sia frutto della volontà dei firmatari di tenere le porte sempre chiuse per tutelare non la sicurezza dei pazienti ma per continuare a non prendersi le proprie responsabilità nella cura delle persone.

Il concetto della pericolosità è ormai confutato da dati nazionali e internazionali: le persone con problemi psichici non sono più pericolose degli altri cittadini, anzi, spesso subiscono ingiustizie senza reagire. Hanno diritto ad essere curati e ad essere sostenuti in un percorso di guarigione che li porti a poter vivere una vita dignitosa. Questo è previsto dalle nostre leggi nazionali e regionali e i risultati sono incoraggianti laddove gli operatori non accettano la cronicità e partono dal rispetto della persona, fanno un monitoraggio attento dei farmaci, si informano sulle buone pratiche e si formano continuamente sulle modalità per potenziare le abilità psicosociali.

È necessario, però, che gli operatori della psichiatria non siano lasciati soli. Anche gli altri attori sociali devono fare la propria parte: le direzioni delle ASL devono spendere oculatamente tutto quanto previsto per la salute mentale (quella pistoiese non l’ha mai fatto dalla chiusura delle Ville Sbertoli nel 1999); i comuni devono dedicare maggiore attenzione all’integrazione sociale e la provincia deve facilitare l’ingresso nel mondo del lavoro, fatto che a Pistoia aveva subito una battuta d’arresto ma che ora sta riprendendo.

Non sarebbe più gratificante per questi medici contribuire a migliorare il percorso verso la salute piuttosto che assumere il ruolo di garanti della custodia delle persone che dovrebbero avere in cura?

A Pistoia sono ancora troppo pochi i medici che lavorano in questa direzione -ma ci sono- ed è a loro che facciamo appello: non lasciate che “l’intersindacale medica” vi rappresenti! Ci appelliamo anche ai sindacati: come è possibile che a livello nazionale si affermino certi principi e a livello locale li si neghino?

A tutti diciamo: non c’è più bisogno di porte chiuse ma di cervelli e di cuori aperti e saremo tutti consapevolmente più liberi e con maggiori garanzie di cure se un problema di salute mentale dovesse capitare a noi o a qualcuno della nostra famiglia! 

 Kira Pellegrini, vicepresidente del Coordinamento Toscano delle Associazioni per la salute mentale, in rappresentanza di Oltre l’Orizzonte, Solidarietà e Rinnovamento, Bella Mente, La Giostra, Albatros e Rosa Spina, associazioni della salute mentale della provincia di Pistoia

 Il dott. Galileo Guidi ha precisato:

 L'intervento di Tiziana Gori, per conto della Intersindacale medici, apparso sul Tirreno il 22 agosto “Vanno chiuse le porte in psichiatria”, ha suscitato un serrato dibattito. Il tema del confronto è particolarmente importante e mi spinge a partecipare con alcune considerazioni. Infatti negli ultimi anni delle mia vita lavorativa mi sono occupato a livello regionale e nazionale di temi riguardanti l'organizzazione dei servizi di salute mentale. L'Organizzazione Mondiale della Sanità più volte si è dedicata al problema della salute mentale e in una dichiarazione del 2010 (l' OMS non la psichiatria cosiddetta democratica) ha affermato che per una buona riuscita del percorso terapeutico riabilitativo “il punto fondamentale è la rimozione delle barriere formali ed informali e la trasformazione dei rapporti di forza tra individui, comunità e servizi”.

 

In questa logica mi chiedo perchè le porte del servizio di diagnosi e cura devono essere tenute sempre chiuse, quando questo non avviene per gli altri reparti ospedalieri?I dati dimostrano con evidenza che solo una piccolissima parte dei ricoveri in SPDC sono trattamenti sanitari obbligatori; nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di ricoveri volontari, non esiste motivo per cui le porte debbano stare sempre chiuse e non solo quando se ne presenta la reale e giustificata necessità.

 

Nel giugno del 2013 Claudio Mecacci, presidente della società italiana di psichiatria, ha pubblicato un interessante articolo con il titolo “Violenza sociale e pregiudizi”. Riferisce di uno studio compiuto in Italia tra tutte le persone che hanno compiuto atti violenti e omicidi. Da questo risulta che solo il 5% è stato dichiarato affetto da patologia mentale. Il restante 95% è stato dichiarato capace di intendere e di volere. A conclusione del suo lavoro Mecacci afferma:” attribuire automaticamente gli atti di violenza a persone con disturbi mentali porta ancora di più a stigmatizzare queste patologie e le persone che realmente ne soffrono e che si stanno curando. Aumentare la vergogna porta invece all'allontanamento di tutti questi soggetti che potrebbero trarne beneficio”.

 

Lavorare con le persone affette da patologie psichiatriche è difficile e richiede l'impegno massimo di tutti i professionisti che debbono utilizzare il metodo della interdisciplinarità, oggi più di qualche anno fa le agenzie internazionali e nazionali raccomandano che le diverse professionalità presenti nei servizi (medici, psicologi, infermieri, educatori, oss.) lavorino insieme in modo che le risorse disponibili vengano utilizzate al meglio. Questo è importante ma non sufficiente; infatti le risposte ai bisogni delle persone con disturbi mentali non si esauriscono nei servizi sanitari, in queste patologie è la comunità intera che deve esprimere il massimo impegno.

 

Vorrei ricordare come nelle Linee di Indirizzo Nazionali per la Salute Mentale approvate dal governo Prodi il 21/2/2008 con la piena condivisione di tutte la Regioni si proponeva che ogni azienda sanitaria si dotasse di un Piano di Azione Locale per la Salute Mentale elaborato con il metodo della concertazione con le istituzioni presenti sul territorio: province (fin quando ci saranno), comuni, associazioni dei familiari e degli utenti, organizzazioni del mondo del lavoro e sindacali, volontariato e organizzazioni culturali e ricreative. Il Piano Locale, partendo dalle indicazioni internazionali nazionali e regionali, dovrebbe valorizzare le specificità locali indicando le priorità e le modalità per realizzarle.

 

Perchè a Pistoia non si riprende questa idea? Conoscendo le potenzialità dei soggetti coinvolti, ritengo che ci possano essere le condizioni migliori per provare a realizzarla.

 

 Galileo Guidi già coordinatore della commissione regionale governo clinico in salute mentale e membro della commissione nazionale interregionale per la salute mentale

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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20 maggio mostra Art Brut

Pubblicato il 13 Maggio 2013

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art brutDa vedere

la mostra Art Brut

 A Firenze in via Cavour,18

sede della mostra

abbiamo assistito alla lezione di inaugurazione

 ricca di stimoli culturali

 del professor Philippe Daverio

 

Da non perdere il dibattito finale sull'amministrazione penitenziaria e sull'arteterapia

Si segnala che a Ravenna fino a metà giugno è in corso la mostra Borderline - Artisti tra normalità e follia - Da Bosch a Dalì, dall’Art Brut a Basquiat 

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Il cambiamento: una necessità irrinunciabile

Pubblicato il 4 Dicembre 2012

Nel campo della psichiatria si sta scardinando il concetto di inguaribilità e affermando quello di “guarigione sociale”, con la convinzione che tutti possono migliorare la qualità della propria vita.  Per garantire questo per tutti i sofferenti psichici è necessario un cambiamento radicale in tutti i soggetti: i sofferenti stessi e i loro familiari, gli operatori  della psichiatria e quelli del sociale, i dirigenti aziendali, comunali e regionali. Contemporaneamente, deve cambiare l’opinione pubblica e tutto il mondo dell’informazione: non più diffidenza, paura e segregazione, ma inclusione. Sarà un’ operazione culturale lenta e concatenata a tutti gli altri cambiamenti.

Questa è la sfida: ma chi e che cosa deve cambiare?

Il sofferente psichico

Non possiamo che partire dalla persona che sta male. Deve arrivare alla consapevolezza del suo malessere e alla convinzione che, per poter stare meglio, deve cambiare qualcosa in se stessa. C’è chi ha il diabete e chi è cardiopatico  e c’è chi ha disturbi psichici, un cittadino che ha gli stessi diritti degli altri: che la sua malattia sia curata e che, se ne ha bisogno, sia accompagnato in un percorso riabilitativo verso l’inclusione sociale. Ha diritto di sapere perché quei farmaci e deve poter discutere degli effetti collaterali. Ha diritto ad un progetto personalizzato che prenda in considerazione tutte le sue fragilità ma che lo guidi anche nella scoperta delle proprie risorse. Ha diritto di valutare periodicamente insieme agli operatori l’andamento del proprio progetto, che ha costruito insieme a loro. Però, ha anche dei doveri: deve impegnarsi nella realizzazione degli obiettivi condivisi con gli operatori che lo sosterranno. Deve accettare le “ricadute” come parte della vita, non solo della malattia, sicuro di potersi risollevare.

E i familiari? 

Spesso siamo proprio noi familiari che non abbiamo fiducia nelle possibilità di recupero dei nostri cari e tendiamo o a proteggerli eccessivamente o a rifiutarli. Anche noi dobbiamo CAMBIARE  - con ascolto, riflessione, accettazione ed empatia ma anche fermezza e determinazione. Dobbiamo riunirci in associazioni per essere informati e dobbiamo impegnarci nella difesa dei diritti di tutti, perché solo così potremo spingere verso il cambiamento.

E gli operatori del servizio?

 Per tutti gli operatori è irrinunciabile la formazione alla relazione d’aiuto e al lavoro in èquipe. Il concetto di “lavoro di èquipe” rappresenta un cambiamento radicale. Quando mal interpretato dai professionisti provoca arroccamento e difesa del proprio ruolo, ma quando ne viene recepito lo spirito questo concetto valorizza la specificità professionale di ognuno, riduce la responsabilità del singolo e risponde all’esigenza del paziente di essere considerato persona, fatta di fisico e di psiche, di bisogni e di risorse complessi che più professionalità possono capire, valorizzare e sostenere. Le verifiche devono diventare occasioni per tutti- operatori, pazienti e familiari- per apprezzare i buoni risultati e apportare modifiche laddove necessario.

E le responsabilità degli amministratori locali?

Dal 1978 le normative nazionali e regionali non considerano più la malattia mentale un compito esclusivo della medicina e individuano nell’integrazione socio-sanitaria uno strumento anche per la salute mentale. Ma, affinché le leggi abbiano  applicazione concreta, anche la politica degli enti locali deve CAMBIARE. Devono  contribuire a creare le condizioni che facilitino l’autonomia abitativa e lavorativa. Questo è possibile anche in situazioni di ristrettezze economiche: dirigenti e amministratori devono sviluppare maggiori capacità progettuali e operative, promuovendo anche sinergie fra pubblico e privato. È però irrinunciabile la progettualità condivisa anche fra enti diversi. E questo chiama in causa la politica e  i dirigenti di alto livello perché i progetti individuali non possono che far parte di una progettualità più ampia, CHE VEDA I PROBLEMI NEL LORO INSIEME, e che includa i servizi per la salute mentale  come soluzione per le persone, smettendo di considerarli solo malati.

E la Regione?

Deve smettere di enunciare soltanto principi, formulare obiettivi generici e permettere tanta discrezionalità nell’applicazione “delle linee guida”. Deve introdurre strumenti stringenti di valutazione, come la concessione di risorse e di incentivi legati a chiari indicatori di efficacia. Deve cambiare la formazione non solo degli psichiatri ma di tutti gli operatori socio-sanitari: non solo farmaci ma potenziamento delle capacità relazionali e lavoro in equipe con tirocini sul territorio.

E i mass media?

Basta con la spettacolarizzazione dei casi estremi eclatanti: i crimini commessi da persone con problemi psichici seguite e curate sono pochissimi. Si deve informare di più, anche sulle buone pratiche di cui ci sono molti esempi anche a Pistoia.

E i comuni cittadini?

Dedichiamo più tempo alle relazioni interpersonali, all’ascolto dell’altro, non denigriamo chi parla in modo diverso, si veste in modo non convenzionale, alza un po’ troppo la voce o parla troppo poco. Non ci fermiamo alle apparenze; meno diffidenza e più accoglienza. Il pregiudizio fa male a chi ne è oggetto ma incatena anche noi. Liberarcene ci farà sentire più leggeri e ci arricchirà.

 Certo, i massimi sistemi vanno al di là delle nostre capacità decisionali ma che questo non sia un alibi: partiamo da ciò che possiamo fare noi stessi perché un sassolino gettato nello stagno provoca un cambiamento che agisce su tutto l’ambiente. E questo cambiamento farà stare meglio tutta la comunità, diminuendo anche i costi economici.

 

Non c’è salute senza salute mentale

 

 

 

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Stand sensibilizzazione

Pubblicato il 3 Ottobre 2012

3 - 4 ottobre 2012

atrio dell'ospedale del Ceppo

Viale Matteotti

I prossimi il 3 -4 dicembre 2012

in concomitanza con la giornata della salute mentale

 

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28 settembre 2012 Ligabue

Pubblicato il 23 Settembre 2012

 

museo Marini

Nell'ambito del progetto

 'La Solitudine:

il pieno e il vuoto'

Museo Marino Marini 

                            ore 21

"Delicato come una farfalla  e fiero come un' aquila.

 Una voce per la vita di Antonio Ligabue"

di Elisabetta Salvatori e Marzio Dall'Acqua

 con Elisabetta Salvatori accompagnata al violino da Matteo Ceramelli

un monologo teatrale basato su notizie e testi documentati.

www.csaligabue.it/videoLIGABUE/video_ligabue.html

Lo spettacolo, della durata di circa 90 minuti, è rivolto a tutti: +

a chi è appassionato di pittura, a chi conosce Ligabue,

ma anche a chi non ne ha mai sentito parlare.

L’intensità espressiva della recitazione e del testo,

che lo differenzia da tutti gli altri, 

è sicuramente la maggior qualità di questo spettacolo.

(altro…)

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