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Oltre l'Orizzonte

Associazione per la promozione del benessere psichico

"È grave essere diversi?"
"È grave sforzarsi di essere uguali: provoca nevrosi, psicosi, paranoie. È grave voler essere uguali, perché questo significa forzare la natura, significa andare contro le leggi di Dio che, in tutti i boschi e le foreste del mondo non ha creato una sola foglia identica a un'altra."
- Paulo Coelho, Veronica decide di Morire -

Mese: Gennaio 2016

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12 gennaio 2016 - Profilo di Salute

Pubblicato il 20 Gennaio 2016

Nella Sala Maggiore del Palazzo comunale é stata  presentata la

Sintesi dei lavori condotti dai focus group tematici

Con i presenti è stato discusso il profilo di salute della zona Pistoiese

Temi affrontati:

 Immigrazione e salute

Solitudini che attraversano le nostre città e i nostri paesi

Malattie infettive e malattie riemergenti

Cronicità

Disabilità

Salute mentale

Malattia di Alzheimer

Percorso oncologico: assistenza extra-ospedaliera

Dopo le presentazioni delle sintesi è stata infatti aperta la

discussione

a cittadini, amministratori, operatori servizi, associazioni

Ha tratto le conclusioni il Presidente della SdS, Samuele Bertinelli

La presidente dell'associazione Oltre l'Orizzonte ha letto un documento che sintetizza la situazione dei servizi di Salute Mentale e le richieste dell'associazioneprofilo di salute 12 gennaio 2016

Profilo di salute _ Focus Salute Mentale _Pistoia, 12 gennaio 2016

Come portavoce del gruppo sulla salute mentale chiedo a tutti voi di tenere sempre presente che:

NON C’È SALUTE SENZA SALUTE MENTALE

Il gruppo di lavoro

La partecipazione al gruppo di lavoro è stata costante e talvolta piuttosto animata da parte delle associazioni. La presenza sanitaria è stata saltuaria e i servizi ASL si sono posti in una situazione principalmente di ascolto. Gli incontri sono stati tre arricchiti anche da riflessioni inviate via internet e puntualmente inserite da parte dei due facilitatori.

 

Metodologia

Si è partiti dalla narrazioni di storie e situazioni anche drammatiche per arrivare ad una discussione più sistematica sui bisogni suddivisi per aree tematiche (Salute mentale Infanzia-adolescenza, Salute Mentale Adulti, Dipendenze). Gli aspetti socio-sanitari sono molto intersecati, spesso “inscindibili” fra loro ma per approfondire la discussione sono stati analizzati separatamente.

 

Relazione

La relazione che leggerò non è quella preparata dalla coordinatrice del gruppo non per contestazione nei confronti della facilitatrice del gruppo, alla quale confermo la mia stima ma perchè nelle due settimane intercorse fra l'incarico di fare il portavoce e oggi sono accaduti fatti molto gravi che mi hanno fatto optare per un taglio diverso alla relazione. Tuttavia sono sicura di riportare fedelmente i contenuti emersi nel corso dei tre incontri. Comunque troverete tutto sulla documentazione presentata per intero alla società della salute.

 

La relazione ufficiale inizia con la definizione di salute da parte dell’organizzazione mondiale della sanità:

Stato di benessere emotivo e psicologico nel quale l'individuo è in grado di sfruttare le sue capacità cognitive o emozionali, esercitare la propria funzione all'interno della società, rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno, stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, partecipare costruttivamente ai mutamenti dell'ambiente, adattarsi alle condizioni esterne e ai conflitti interni»

È certo che tutti aspiriamo a questo stato di “benessere emotivo e psicologico” e non sempre lo raggiungiamo ma pensate a quanto difficile deve essere per le persone affette da disturbi psichici.

Le malattie mentali sono varie e di varia natura e comportano sofferenze indicibili sia per le persone stesse che per i familiari. Quando i sintomi diventano cronici ne risente tutto il nucleo familiare, che facilmente si disgrega. Spesso rimane un unico genitore a sostenere il fardello psichico e il peso economico con la perenne preoccupazione del “dopo”.

Eppure le evidenze dimostrano che tutti possono migliorare la qualità della propria vita, che molti guariscono anche da malattie molto gravi, e che per molti altri si può raggiungere un livello di resilienza, cioè, di capacità di tenuta che permette di costruirsi una vita soddisfacente e di andare avanti dopo momenti di crisi.

 

Cosa serve dunque?

Le statistiche ci dicono che la componente farmacologica, quando necessaria, non incide più del 10-15%. Però quanta responsabilità per gli psichiatri che si concentrano quasi esclusivamente su questa! Occorre che la prescrizione sia appropriata, che sia monitorata e aggiustata attentamente perché ogni persona è diversa dall’altra, ogni periodo della vita è particolare e tutti ormai sappiamo quanto siano pesanti e talvolta invalidanti gli effetti collaterali dei farmaci. Non sempre questo avviene. Il resto del “lavoro sanitario” dovrebbe puntare a quello che viene definito dalla parola inglese empowerment – “dare potere”, mettere in grado di, o meglio “aiutare le persone a scoprire le proprie potenzialità, a recuperare la propria autostima, a prendersi le responsabilità della propria vita. Le associazioni rimproverano l’approccio ancora massicciamente ambulatoriale. Le attività riabilitative importantissime e di buon livello che sono state messe in piedi anche all’interno dell’unità funzionale sono considerate da parte degli psichiatri solo come forme di intrattenimento e quindi perdono di efficacia.

Molti pazienti e familiari dei nostri servizi si lamentano di essere trattati con paternalismo e poco rispetto, della mancanza di empatia, dei tempi di attesa interminabili. Sostengono di non ricevere informazioni né sui farmaci, né sui servizi, né sui loro diritti.

Le normative regionali si ispirano ad una visione più innovativa ma la Regione non prescrive misure impositive e le normative vengono poco applicate. I piani sociosanitari regionali prevedono da più di dieci anni i progetti individuali personalizzati. Questo comporta una presa in carico continuativa di più figure professionali ma gli psicologi sono diventati merce rara con molteplici mansioni anche fuori dell’unità funzionale e il lavoro di èquipe è inesistente. Le verifiche dell’efficacia del progetto sono considerate burocrazia e i pazienti non sono gli attori protagonisti del proprio progetto di vita come dovrebbe essere.

Ma allora è solo colpa degli psichiatri? Sicuramente no.

Per essere efficaci i progetti riabilitativi hanno bisogno di quel restante 85-90% che dipende dal socio-sanitario, previsto fin dal 1997 e mai attivato con efficacia. Gli operatori della psichiatria sono sempre stati in trincea, praticamente soli a gestire le emergenze e piano piano si sono occupati solo di quelle arrivando alla convinzione anche inconscia che bisogni soltanto attutire i sintomi perché tanto le persone non migliorano. E allora l’uso massiccio dei farmaci sembra essere l’unica soluzione. Negli ultimi anni è stata anche eliminata la supervisione esterna con la convinzione che fossero “soldi buttati via.”

Gli uffici, i referenti, le amministrazioni con cui gli operatori della salute mentale si devono interfacciare sono innumerevoli, la burocrazia eccessiva e i tempi si allungano in maniera spropositata.

Contiamo sulla società della salute per delineare chiaramente i processi interni ai servizi sanitari e a quelli socio-sanitari, con la designazione dei responsabili del processo e la comunicazione chiara ai cittadini sui dirigenti e funzionari da contattare. Diventa sempre più necessario creare una modalità chiara, trasparente e “integrata” per veicolare le informazioni ai cittadini e facilitare l’accesso ai tutti i servizi.

Devono essere applicati alcuni strumenti già previsti:

  1. Accesso diretto alle cure senza passare o dal medico di mmg o dal CUP.   A Pistoia questo non avviene dalla primavera scorsa e di settimana in settimana viene rimandato il provvedimento.
  2. Carta dei servizi ASL obbligatoria per l’accreditamento: non esiste a Pistoia per la salute mentale (le informazioni sul sito ASL risalgono al 2011 e sono obsolete e non illustrano i percorsi e i referenti per i cittadini)
  1. Un operatore ogni 1500 abitanti: Pistoia ne ha il numero più basso di tutta la Toscana, vertiginosamente diminuito dal 2012. Eppure è opportuno ricordare che in salute mentale non c’è bisogno di apparecchiature costose, solo di operatori ben formati e motivati. Questo ha portato ad un ricorso massiccio delle convenzioni con fornitori esterni, fatte da pacchetti di prestazioni senza progettualità e senza verifica di efficacia. Una grande lacuna si rileva per quanto riguarda l’Unità funzionale Infanzia e Adolescenza che ha pochissimi neuropsichiatri infantili e nessun educatore. Ne era stato finalmente promesso uno ma non hanno fatto in tempo a firmare tutte le carte prima che dal direttore generale si passasse al commissario).Nel gruppo di lavoro sono stati segnalate emergenze riguardo all'intercettazione del disagio giovanile, ai problemi degli autistici al momento del raggiungimento della maggiore età e all'aumento delle doppie diagnosi con dipendenze oltre che da sostanze stuoefacenti da fumo, alcool e gioco d'azzardo.
    1. Ripartizione spese del fondo regionale: sbilanciata a Pistoia in favore dell’ospedale rispetto alla percentuale consigliata dalla Regione
    2. Spesa sanitaria per la salute mentale mai superiore a 3,2-3,3% a Pistoia mentre dovrebbe essere 5% per la legge nazionale, 4,5% per la Regione Toscana
    3. Integrazione socio-sanitaria prevista fin dal 1997: non attivata nella sostanza a Pistoia nonostante sia irrinunciabile per attivare strumenti riabilitativi e socialmente inclusivi
  2. Abitare supportato verso l'autonomia: è assolutamente inadeguato per arretratezza dell’impostazione riabilitativa, indifferenza dell’amministrazione ASL e tirannia dell’ufficio tecnico ASL, linee guida regionali troppo generiche, disattenzione politica, progettuale e amministrativa da parte dei comuni
  3. Lavoro: le azioni messe in atto a Pistoia sono clamorosamente inefficaci (corsi, corsi, corsi senza mai introdurre le persone nel mondo del lavoro)  
    1. Amministrazione di sostegno: è uno strumento piuttosto nuovo ideato per sostenere i percorsi di autonomia alle persone con fragilità ma non ben capito e a volte mal utilizzato. Il lavoro di informazione e di mediazione costruito dal centro antidiscriminazione della provincia era veramente una buona pratica ma ora è stato drasticamente ridimensionato.

Bisogna operare anche per la socialità :

  • costruire e rinforzare reti sociali,
  • creare spazi polivalenti,
  • combattere il pregiudizio e lo stigma con azioni inclusive all’interno di una progettualità condivisa con chi questi bisogni li vive.

 

 

Conclusioni:

  • Alla Società della Salute chiediamo lo snellimento della burocrazia   e l’azzeramento dei tempi morti. Chiediamo che i cittadini siano resi maggiormente protagonisti nelle decisioni che riguardano la loro sfera personale e la loro salute. È assolutamente irrinunciabile investire sulla formazione a tutti i livelli, inserendo la verifica dell’efficacia ad ogni livello, per giungere alla progettualità condivisa
  • Al dipartimento di salute mentale chiediamo di coinvolgere tutti gli operatori nell’individuare la visione e la missione del servizio secondo le evidenze di buone pratiche riabilitative che diano ampio spazio al protagonismo delle persone e si dedichino a considerare la persona nel suo insieme di mente, corpo e umanità.

Nell’augurare buona vita a tutti ribadisco che non c’è salute senza salute mentale.

Kira Pellegrini, presidente dell'associazione Oltre l'Orizzonte

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