Vorrei fare alcune precisazioni riguardo al patto territoriale per la salute mentale firmato formalmente il 3 settembre dai massimi esponenti delle società della salute di Pistoia e Valdinievole e dalle associazioni di volontariato che si occupano della tutela dei diritti dei sofferenti psichici e dei loro familiari.

Il patto rappresenta indubbiamente un passo avanti significativo perché per la prima volta dalla chiusura delle Ville Sbertoli negli anni ‘90 c’è l’assunzione di responsabilità delle massime autorità cittadine con la formulazione di una progettualità ampia che riconosce tutte le criticità accumulate negli anni e crea le premesse perché si comincino a pianificare azioni per porvi rimedio. Ci convince pienamente l’obiettivo prioritario di mirare al rinnovamento dei servizi socio-sanitari per potenziare il protagonismo delle persone con disturbi psichici, sostenendole per superare le proprie fragilità e condurre la propria vita non da malati cronici ma da cittadini. Come ha detto il sindaco: “Nessuno è la sua malattia.”

Però è qui che cominciano le nostre preoccupazioni. Come verrà garantita l’effettuazione di questo piano? Per farlo c’è bisogno di un cambiamento culturale a tutti i livelli, partendo dall’approccio terapeutico degli operatori del centro di salute mentale che però non sono stati ancora coinvolti: invece se non diventano protagonisti del cambiamento convinti e motivati il castello crollerà miseramente. Questo è possibile soltanto attraverso la condivisione dell’approccio terapeutico basato su evidenze scientifiche e sulla formazione continua, sia all’interno del centro di salute mentale che con tutti gli altri operatori, di enti diversi, di cooperative e di agenzie formative, la famosa rete dei servizi, da sempre abituati a lavorare separatamente e a non operare per progetti integrati. I burocrati dell’ASL hanno fino ad oggi bloccato ogni progetto innovativo, interpretando le generiche linee guida regionali sempre in maniera restrittiva. Ora poi che non sappiamo più chi avrà il potere decisionale la situazione è oltremodo nebulosa. Di fatto, anche se la regione ha sempre previsto che la spesa sanitaria delle ASL dovesse essere il 4,5% della spesa sanitaria totale Pistoia non ha mai raggiunto più del 3,28. Questo si traduce in carenza di operatori – niente educatori per l’infanzia e l’adolescenza e due soli psicologi per la salute mentale adulti fra Pistoia e Valdinievole ma anche in una cattiva gestione di quei pochi fondi. Abbiamo chiesto un primario autorevole che operi continuativamente a Pistoia ma invece, con la scusa della riorganizzazione delle ASL, non abbiamo neanche un vicecommissario.

Il tanto strombazzato piano triennale della Provincia per favorire l’occupazione dei sofferenti psichici per ora ha partorito solo un rachitico topolino.

Per il problema dell’abitare il comune di Pistoia non ha aumentato il numero di appartamenti disponibili per i percorsi riabilitativi dalla dotazione degli anni ‘90 alla chiusura del manicomio. Anzi è dal 2005 che non riesce a sbloccare i contenziosi con l’ASL.

Ma vogliamo essere ottimisti e l’assunzione di responsabilità del sindaco e del direttore della società della salute per cambiare tutto ci dà nuova speranza ma la sfida è enorme e la strada in salita. Quindi, per favore, che vengano evitati i facili trionfalismi e si cominci subito a lavorare.

Kira Pellegrini

Presidente dell’Associazione Oltre l’Orizzonte per la promozione del benessere psichico