"È grave essere diversi?"
"È grave sforzarsi di essere uguali: provoca nevrosi, psicosi, paranoie. È grave voler essere uguali, perché questo significa forzare la natura, significa andare contro le leggi di Dio che, in tutti i boschi e le foreste del mondo non ha creato una sola foglia identica a un'altra."
- Paulo Coelho, Veronica decide di Morire -
Lo spettacolo, della durata di circa 90 minuti, è rivolto a tutti: +
a chi è appassionato di pittura, a chi conosce Ligabue,
ma anche a chi non ne ha mai sentito parlare.
L’intensità espressiva della recitazione e del testo,
che lo differenzia da tutti gli altri,
è sicuramente la maggior qualità di questo spettacolo.
Ricostruisce la vita di Ligabue, ma raccontare di Ligabue è anche raccontare un’epoca: l’Italia degli emigranti e la Svizzera dove nacque e visse l’infanzia agli inizi del secolo scorso, le due guerre, la bassa Reggiana, il Po, la storia della gente e dei piccoli paesi, e come i piccoli paesi cambiano e fanno mutare chi ci vive. Il rapporto con le due madri (quella naturale e quella adottiva), il degrado della povertà, la mancanza di una ‘patria’, il disagio, la solitudine rendono la vita di Ligabue così difficile, che sembra impossibile che sia stata vissuta. Mentre si affermavano le avanguardie artistiche e l'astrattismo, Antonio dipingeva le sue storie di tigri e pollai. Visse per sette anni in una baracca sul Po, mangiando gatti. Emarginato, deriso, rifiutato perfino dalle donne dei bordelli, fu sempre fiero della sua arte, grazie alla quale, prima di morire, avrà riconoscimenti e soldi. Ligabue è pittore, è artista che inchioda con il colore e arriva all'anima, ma è anche esempio di quella forza straordinaria che c'è nell'uomo e lo attacca alla vita. Raccontare di lui significa affrontare il mistero dell'arte, il segreto della mano e dell'occhio che crea un dipinto